Diabete e telemedicina: la tecnologia per curare e per prendersi cura

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To change the delivery & experience of health care, questo è l’obiettivo del Mayo Clinic Center for Innovation, ma anche dell’Ospedale Santa Maria, Terni, Italia. 

Per la prima volta, un’azienda ospedaliera monitora in remoto pazienti diabetici complessi. Lo raccontano con passione e rigore Giuseppe Fatati, Direttore del Dipartimento di Diabetologia e il Direttore Generale Andrea Casciari, che ha fortemente sostenuto la sperimentazione.

Il progetto dimostra che il cambiamento può essere  facile e dirompente, se si riescono ad unire in un solo sguardo, sostenibilità economica, vision organizzativa e qualità della vita del paziente e dei curanti.
Prima ancora di raccontare la sperimentazione, il dottor Fatati racconta il contesto di riferimento e l’impegno della sua struttura per tradurre in risultati l’obiettivo di mettere il paziente al centro del percorso, di prendersi cura e non semplicemente curare.
Per Fatati il punto di partenza non è la tecnologia ma la progettazione condivisa del percorso terapeutico. Un simbolo di questa condivisione è il nuovo ambulatorio immaginato da Fatati. In vista dell’introduzione della cartella clinica, dice Fatati, ”è necessaria una modifica della struttura dell’ambulatorio diabetologico che deve prevedere un tavolo rotondo con tre monitor  in linea che consentano alla persona con diabete, all’infermiere e al medico di interagire pariteticamente”. Non basta adottare il fascicolo sanitario elettronico, occorre cambiare anche fisicamente l’ambulatorio e il settingdella cura. Lo spazio immaginato da Fatati sembra la traduzione fisica del fascicolo elettronico come hubcondiviso da tutti gli attori.

E’ questa prospettiva e questo sguardo che sono alla base del monitoraggio in remoto di 67 pazienti diabetici complessi. Chi sono i pazienti complessi? Sono pazienti oncologici, donne in gravidanza, pazienti con microinfusore, pazienti che arrivano spesso al pronto soccorso. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che hanno gravi difficoltà a muoversi e per le quali il dover accedere alla struttura ospedaliera per i controlli e l’adeguamento della terapia è un onere fisico, psicologico e sociale molto pesante. Il monitoraggio in remoto evita tutto questo, facilita il self management e la trasformazione del dato glicemico in un percorso personalizzato ed efficace. I risultati di un anno sono molto positivi. Fatati dimostra in modo semplice e rigoroso che il monitoraggio in remoto ha consentito di:  “migliorare la qualità della vita; migliorare l’assistenza erogata, il controllo glicometabolico e il self management; ridurre le complicanze acute, ridurre gli accessi al Servizio di Diabetologia e il numero dei ricoveri”.
Tutti i 515 casi di allarme sono stati gestiti a domicilio, senza ricorso al pronto soccorso, con  387 giornate di ricovero risparmiate e risparmi ampiamenti documentati da Fatati. A sei mesi dal progetto, i pazienti registrano in media una riduzione significativa della glicemia. Anche i pazienti trattati con cortisonici riescono spesso a tornare ai livelli di pre-trattamento. La valutazione dei pazienti è molto positiva: il servizio migliora la gestione della patologia e aumenta il senso di sicurezza proprio e dei familiari. Spesso poco considerato, il monitoraggio in remoto consente il miglioramento della qualità della vita anche del caregiver, che ha un impegno operativo ed emotivo ridimensionato e più sostenibile, rispetto alle visite in ospedale.

Le componenti del successo del progetto di Terni sono la centralità attribuita al paziente, una visione manageriale operativamente innovativa, ma anche tecnologie di qualità. Il monitoraggio in remoto è stato realizzato attraverso il servizio Doctor Plus® di Vree Health, società di  MSD ITALIA, riconosciuta per due anni consecutivi come Best Digital Company in ambito healthcare.

Doctor Plus® unisce software avanzati per la rilevazione dei dati a una centrale infermieristica, in grado di intercettare le situazioni di allarme, così come di sostenere e stimolare il self management e l’aderenza alle misurazioni.
La qualità della tecno-assistenza offerta da Doctor Plus® è stata validata dallo studio RE.MO.TE, tra i pochi veri trial clinici in Italia di un programma di telemedicina. Il rigore, l’usabilità, la capacità di contribuire alla sostenibilità economica, ma anche alla qualità della vita percepita del paziente sono i punti di forza di Doctor Plus®. Non è emersa nessuna barriera all’uso. Sui 67 pazienti  “arruolati” a Terni, solo in tre casi sono emersi problemi associati all’uso delle tecnologie, nonostante la maggior parte avesse più di 60 anni. Quando la tecnologia è immaginata dal punto di vista di chi la deve usare, l’età dei pazienti come ostacolo all’innovazione digitale è un falso problema. Il primo Forum di Sanità Digitale ha attribuito a Nicoletta Luppi di MSD ITALIA il premio S@lute 2015, per la capacità di innovazione nella teleassistenza introdotta da Doctor Plus®.

Molti penseranno che l’esperienza di Terni sia il solito piccolo cambiamento locale, che non ha impatto sul sistema, una punta di eccellenza che ci fa percepire ancora di più quanto siamo lontani dall’obiettivo. Io preferisco pensare che con empatia e vision, un’azienda ospedaliera ha offerto un servizio sanitario efficace e di qualità, migliorando la condizione di vita di 67 pazienti molto sofferenti e dei loro familiari, così come dei curanti che li seguono. E lo ha fatto risparmiando. Se vogliamo trarne un indirizzo più generale, pensiamo all’ospedale Santa Maria di Terni per ricordarci che la sostenibilità economica si ottiene più facilmente se il punto di partenza è un percorso di cura condiviso e personalizzato.

Articolo di Cristina Cenci su Nòva

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